Taccuino dell'aiuto-regista
Più di sessant'anni or sono, si parla del luglio del 1944, usciva per i tipi di Hoepli il "Taccuino dell'aiuto-regista". Nato dal matrimonio tra la penna di Aldo Buzzi e la grafica di Bruno Munari, il libretto, ora ripubblicato con un'introduzione di Paolo Mereghetti, si lascia sfogliare come una raccolta di appunti dalla scrittura essenziale, a tratti telegrafica, ma eccezionalmente completa, diretta al vasto mondo che brulica dietro la cinepresa. Accompagnati da un ricco commento iconografico, veniamo condotti attraverso i problemi del mestiere, dalle inquadrature alla luce, dai costumi al trucco, fino al corretto uso del colore. Traspare da ogni paragrafo la sollecitudine primaria, la preoccupazione di sgravare lo spettatore da quelle che Buzzi chiama le sue 'fatiche': tutto ciò che ostacola il suo diritto di "dimenticare di essere al cinematografo e credere nel film come in un avvenimento reale". Ne scaturiscono pagine che tradiscono una ricerca dell'eleganza e della semplicità, in un'estetica tanto prossima a quella sprezzatura di 'cortegiana' memoria, quella capacità di fare arte, per quanto complicata, senza averne l'aria, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.
Momentaneamente non ordinabile