In Afghanistan

In Afghanistan

Afghanistan, crocevia dell'Asia, territorio di frontiera, stato cuscinetto: questo e poco altro l'Occidente conosce del Paese che da almeno venticinque anni fa parlare di sé per i conflitti che l'hanno dilaniato. Eppure si tratta di una "terra di meraviglie". Storicamente è sempre stata una periferia di regni, imperi, migrazioni, traffici, eserciti che l'attraversavano. E solo camminando, avventurandosi con la necessaria lentezza, si riesce a scorgere una natura straordinaria, le vestigia architettoniche e il misticismo di antichissime dinastie ormai estinte. Sullo sfondo, cime di tremila metri e sparuti villaggi. Nel gennaio 2002, poco dopo l'invasione delle truppe statunitensi, Rory Stewart decide di fare proprio questo: attraversa l'Afghanistan a piedi, sulle orme di Babur, il primo imperatore indiano. La via centrale è una scelta obbligata perché è la più breve e perché sulla strada principale, che passa per il Sud, combattono ancora i talebani. Ma questa "terra di mezzo" è un itinerario impervio che si snoda tra pietraie e valli innevate, luoghi oggi resi più che mai pericolosi dalle mine antiuomo. Stewart rischia più volte la vita e il racconto delle sue avventure è avvincente non solo per chi ama la letteratura di viaggio; il protagonista è un pellegrino sincero e corretto: descrive con acume e sensibilità le popolazioni che incontra, la loro ospitalità, le loro tradizioni ma anche la loro rigidità. Grazie al suo coraggio ci vengono restituiti un ritratto non sentimentale dell'Afghanistan e un paesaggio che si erge in tutta magnificenza e fierezza sullo strazio delle guerre recenti e delle lotte tribali di sempre.
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