Il crimine dell'occidente. Alle radice del conflitto arabo-israeliano
"Mai più". Con questo encomiabile proposito l'Occidente ha esorcizzato e continua a esorcizzare la colpa dello sterminio degli ebrei: mai più razzismo, mai più stragi, mai più orrori all'insegna dell'antisemitismo. In realtà, come ben sappiamo, l'antisemitismo è tutt'altro che morto; e, come ci ricorda qui Viviana Forrester, non fu un prodotto esclusivo del nazismo. In pagine vibranti d'indignazione l'autrice dimostra che la guerra degli Alleati non fu affatto combattuta contro l'Olocausto, e che per anni le potenze democratiche non mossero un dito contro le leggi razziali e l'escalation delle persecuzioni, ma anzi chiusero le frontiere alla stragrande maggioranza dei perseguitati. Tutto ciò non deve suonare strano: l'antisemitismo, continua la Forrester, era un vizio tanto radicato nell'intero Occidente da convincere persino i padri del sionismo della sua ineluttabilità. Di fronte all'impossibilità di essere considerati cittadini come gli altri, gli ebrei avrebbero trovato altrove la loro patria. Fu così che, sulla scorta di una mentalità coloniale esecrabile e calpestando i diritti di un altro popolo, le potenze occidentali concessero loro quella patria, che a guerra finita e di fronte all'orrore dello sterminio appariva come il viatico migliore per le loro coscienze. Ecco perché - è la conclusione di questo libro - l'Occidente non può più ergersi ad arbitro del conflitto arabo-israeliano, e perché due popoli e due nazioni, entrambe vittime dell'antisemitismo e dei suoi crimini, potranno trovare la strada del dialogo solo riconoscendo il proprio comune destino.