Globalizzazione. Le responsabilità morali dopo l'11 settembre

Globalizzazione. Le responsabilità morali dopo l'11 settembre

George Soros gode di un punto di osservazione unico. Da finanziere strapotente si è trasformato prima in filantropo, poi in commentatore dello scenario economico mondiale. E oggi la sua voce è forse la più autorevole fra quelle che hanno analizzato la nascita e lo sviluppo della globalizzazione. Uno sviluppo che, secondo Soros, è avvenuto in modo asimmetrico, per l'incapacità degli attori politici e della istituzioni internazionali di stare al passo con l'evoluzione dell'economia. In passato, con la teoria della 'società aperta', Soros ci ha messi in guardia sulle storture prodotte dal 'fondamentalismo dei mercati'; ora suggerisce una serie di azioni che possono aiutare il mondo a rientrare in carreggiata. Per aiutare i paesi in difficoltà, Soros propone di utilizzare le riserve del Fondo Monetario Internazionale, coinvolgendo nella gestione degli aiuti la Banca Mondiale. Che a sua volta deve emanciparsi dai paesi finanziatori e legarsi di più alla società civile e alle comunità locali. Soros sa bene che la sua proposta si scontra con la posizione degli Stati Uniti. Ma dopo l'11 settembre è tempo che gli americani si facciano carico delle responsabilità morali della globalizzazione, perché il liberismo e la geopolitica tradizionale si sono rivelati inadeguati nel fronteggiare i nuovi rischi. Gli Usa, dice Soros, devono passare dall'egemonia unilaterale alla leadership di un movimento internazionale multilaterale, che protegga il mondo dal terrorismo e ridistribuisca la ricchezza. Senza la cooperazione con gli altri popoli non ci sarà difesa possibile. Un saggio di straordinaria forza e lucidità, che indica la strada per un futuro di pace e benessere.
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