L'anno in cui non siamo stati da nessuna parte
Nella vita di Ernesto "Che" Guevara è rimasto a lungo un "buco nero" tra gli avvenimenti raccontati nel suo primo diario, in cui descrive il viaggio in motocicletta attraverso la "Maiuscola America", e l'altro diario dove è registata la cronaca degli eventi boliviani del '66, tragicamente interrotta dalla morte del "Che" nell'ottobre dell'anno successivo. Questa lacuna biografica, che la stampa internazionale aveva cercato di coprire con storie fittizie ed eclatanti menzogne, è stata colmata solo dopo la scoperta delle pagine che registrano l'esperienza in Africa del "Che", rimaste a lungo inedite per volontà di Fidel castro.Paco Ignazio Taibo II, insieme a due amici giornalisti di Cuba, ha qui pazientemente ricostruito quel periodo compreso tra l'aprile e il novembre del 1965, in parte attraverso il resoconto giornaliero stilato dal guerrigliero sudamericano e in parte con l'aiuto di testimonianze di altri diciotto protagonisti dell'avventura africana. Ne è scaturita la storia della spedizione in Congo di una "colonna" di guerriglieri cubani giudati dal Comandante, e del suo tentativo di liberare il paese dal colonialismo belga e dalla dittatura sanguinaria di Ciombè e poi di Mabutu. Nelle pagine del "Che", accanto alla travagliata e difficoltosa operazione militare destinata al fallimento, si legge anche l'aspetto profondamente umano di quell'esperienza tragica, che mette in luce la grandezza morale di un uomo spinto alla lotta non da un calcolato e rigido disegno ideologico, ma da un generoso moto interno di ribellione verso ogni forma di tirannia e di sopruso. Inoltre, anche a distanza di tanti anni, la ricca riflessione di "Che" Guevara sui vari aspetti della realtà africana si rivela un documento di drammatica attualità storica, soprattutto nelle parti in cui si sofferma sulla ricostruzione delle profonde lacerazioni fra etnie in Ruanda.