Memorie dal comunismo. Storia confidenziale di quarant'anni che hanno cambiato volto all'Europa
Nel 1953 Giuseppe Boffa è il primo giornalista italiano a partire per la Mosca del dopoguerra: morto Stalin, la monolitica, impenetrabile Unione Sovietica inizia a dischiudersi verso l'esterno. Il giovane corrispondente si dà da fare a perfezionare in fretta il russo e si butta con l'entusiasmo di chi con gli amici sovietici condivide gli ideali comunisti a cercare di capire e di spiegare ai lettori italiani la politica, la cultura e i costumi della Russia, nel rigoroso rispetto di un'informazione completa e imparziale, anche quando questa crea imbarazzi al di là come al di qua della "cortina di ferro". Sotto il suo sguardo acuto e privo di pregiudizi, l'URSS si rivela infatti come un paese generoso ma difficile, capace di slanci rivoluzionari in grado di cambiare il mondo ma anche di irrigidimenti che non ammettono repliche, e che lo condanneranno prima all'isolamento e infine al fallimento che lo spirito critico di Boffa presagisce e annuncia con coraggio fin dai primi segnali. Grazie alla crescente competenza in campo sovietico, Boffa diventa quasi naturalmente il tessitore dei rapporti tra il PCI e l'URSS (che con il tempo si faranno sempre più burrascosi), e si guadagna così l'amicizia e le confidenze dei protagonisti di mezzo secolo di avvenimenti. Attraverso il racconto di un'esperienza di vita straordinariamente ricca, questo libro si rivela cone una lezione di storia contemporanea: nei quarant'anni che Giuseppe Boffa trascorre a cavallo dei due blocchi, ritroviamo un pezzo di passato ancora poco studiato ma che pure ci riguarda tutti da vicino, e raccontato senza nostalgie nè rimpianti, ma con il piglio energico e sereno di un cosmopolita che conosce il mondo e non ha mai avuto paura di mescolarsi a esso.
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