Furor mathematicus
Furor mathematicus è una raccolta di pensieri, riflessioni, apologhi, anche brani autobiografici, legati alla matematica, alla fisica, alla geometria, all'architettura, alla pittura, all'artigianato; al mondo dei segni e delle regole che sfidano l'immaginazione (e viceversa). L'elemento comune è nella posizione dello scrittore, in bilico tra la tensione del gioco intellettuale e l'aspirazione al compendio, all'unità elementare e quindi al divino. Quella di Sinisgalli è una ricerca intellettuale e umana, segnata dalla curiosità, dall'eclettismo, dal bisogno di riconoscere senso e reciprocità ai grandi linguaggi formali (la parola, il numero); dal gusto della mescolanza e della connessione. In Furor mathematicus per primo in Italia Sinisgalli affrontò il problema delle due culture, quella umanisitica e quella scientifica, destinato ad animare molti altri dibattiti degli anni sessanta, e fu promotore e interprete del 'dialogo impossibile' tra arte e tecnica. Ma ciò che rende l'intelligenza dell'autore così affascinante ("fuor dal comune", come scrisse Gianfranco Contini) e questo libro in particolare così unico nelle letteratura italiana, è la spinta alla circolazione ininterrotta tra l'uno e il molteplice; e dunque l'incapacità o il rifiuto di esprimere lo sdoppiamento. Il cuore, o l'azzardo, del pensiero non sono mai sul limite tra materia e spirito, corpo e anima, pieno e vuoto, mondo visibile e mondo invisibile. Sono piuttosto in una forza unitaria e sincretica, in un principio di energia che distrugge "la cosa per creare l'immagine", in un numero reale che sconfina nel numero immaginario e cioè in qualcosa che, come diceva Leibniz, è "quasi un anfibio tra essere e non essere".
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