La danza di Sara

La danza di Sara

Da qualche parte nel mondo una donna, vedova di uno dei capi della resistenza, madre di quattro figli, viene arrestata, segregata e torturata. Parlando con il marito immaginato sopravvive alle torture; raccontando, inventando, mentendo e cantando negozia il tempo e la sua stessa vita: fa intendere ai suoi torturatori di essere preziosa. Un violoncellista, artista fallito e svogliato collaboratore del regime, dovrà decifrare le sue canzoni. Tra loro si instaura un rapporto che porterà a una svolta inattesa. Con una scrittura laconica e sommessa, con una stringata ma tanto più efficiente economia narrativa che lascia solo intendere le atrocità delle quali non vorremmo leggere, Erwin Koch ci parla della fragilità umana, dell'impossibilità di una remissione; dell'inverosimile rapporto affettivo tra la vittima Sara e il "persecutore" Frits, della loro mutua dipendenza, di un fenomeno noto in psicologia sotto il nome di "Sindrome di Stoccolma". Ma quel che si profila come una storia a lieto fine viene messo in dubbio dalle ultime, agghiaccianti parole del romanzo.
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