La novella di ser Cepparello (Decameron, I 1)
Sorprendente scelta, quella di presentare, come narrazione incipitaria d'una centuria novellistica dedicata alle «graziosissime donne», il racconto della falsa confessione in articulo mortis d'un notaro toscano omosessuale, sentina d'ogni vizio, che si fa passar per sant'uomo e come tale è poi venerato da una comunità di creduli borgognoni. Il principale centro d'interesse artistico è, in questo caso, l'elaborazione del personaggio: in effetti Boccaccio crea, con ser Cepparello, il mister Hyde di Everyman, il nostro lato oscuro, come creerà con Griselda il nostro lato chiaro. Ma la novella è costruita con una sapienza narrativa che la pone ai vertici del Decameron, risultando scandita su un trittico che traduce una doppia metamorfosi sottolineata pure da cambiamenti onomastici o attributivi: dal volto perverso di «ser Cepparello» (I riquadro), alla maschera che «ser Ciappelletto» si costruisce con la lunga, menzognera, autoapologetica ed esilarante confessione (II riquadro), all'icona (III riquadro) di «san Ciappelletto» che ne fissa in aeternum i tratti artisticamente costruiti, trasformando un ludus in realtà, cioè in qualcosa vissuto come reale. Perché tutto passa attraverso il puro esercizio della parola, detta da un personaggio che la malattia limita appunto all'espressione verbale, accompagnata da una minima gestualità da Actor's Studio. E nella fascinazione della parola, virtuosistica come l'intelligenza che la guida, risiede il segreto di questa vicenda.
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