Simposio. Testo greco a fronte
La cifra fondamentale del "Simposio" si direbbe quella dell'opposizione esterno/interno. Come Socrate appare duplice, esteriormente simile a un Sileno, interiormente 'divino', così duplice valenza hanno le sue parole, povere, ripetitive e quasi banali in apparenza, ancora una volta 'divine' a ben comprenderle. E duplici sono i discorsi dei 'sapienti' presenti al simposio: magniloquenti, affascinanti, arcaizzanti o moderni, e al tempo stesso inficiati da omissioni ed errori di prospettiva. Ma duplici sono altresì la strutturazione dell'opera fra cornice (prologo ed epilogo) e parte centrate, il tono, serio e comico a un tempo (ma non il lessico, addirittura rutilante, con le sue infinite sfaccettature, allusioni e citazioni), il tema stesso del dialogo, ambiguamente dedicato a Eros come dio e come sentimento, che a sua volta si sostanzia prima in desiderio di bellezza, poi di bontà, di immortalità, di felicità. Che l'essere mortale, fisicamente limitato, abbia in sé una tensione all'immortalità, da perseguirsi secondo due linee di generazione, fisica e mentale, è l'estrema opposizione esterno/interno.
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