Attualità lacaniana. Rivista della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi. Vol. 26: Risvegli.
Corona di Paul Celan da "Papavero e memoria" Dalla mano l'autunno mi bruca la sua foglia: siamo amici. Noi sgusciamo il tempo dalle noci e gli insegniamo a camminare: il tempo ritorna nel guscio. Nello specchio è domenica, nel sogno si dorme, la bocca parla vero. Il mio occhio scende al sesso dell'amata: noi ci guardiamo, noi ci diciamo cose oscure, noi ci amiamo come papavero e memoria, noi dormiamo come vino nelle conchiglie, come il mare nel raggio sanguigno della luna. Noi stiamo alla finestra abbracciati, dalla strada ci guardano: è tempo che si sappia! È tempo che la pietra si degni di fiorire, che all'affanno cresca un cuore che batte. È tempo che sia tempo. È tempo. (Traduzione di Stefanie Golisch) L'assenza di tempo è una cosa che si sogna è ciò che chiamiamo l'eternità. E questo sogno consiste a immaginare che ci si risvegli. Passiamo il nostro tempo a sognare, non sogniamo soltanto quando dormiamo. L'inconscio è esattamente l'ipotesi che non si sogni soltanto quando si dorme. Jacques Lacan, Le Séminaire. Livre XXV, Le moment de conclure, inedito, lezione del 15 novembre 1977. Ho parlato di risveglio. Di recente mi è capitato di sognare che la sveglia suonasse. Freud dice che si sogna il risveglio quando non ci si vuole affatto svegliare. [...] È tutto quello che posso dire. Considero un buon segno che io allucini nel mio sogno la sveglia che suona, poiché, contrariamente a quanto dice Freud, succede che io, mi sveglio. Almeno, in quell'occasione, mi sono svegliato. Jacques Lacan, Il sogno di Aristotele, "La Psicoanalisi", 45, p. 11.
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