Teatri di maschere. Drammaturgie del comico nella Roma del Seicento
Un francese balordo convinto da sadici burloni di essere stato ingravidato che viene indotto a partorire. Un fantasma che sbuca fuori da un armadio nella casa di un dottore e viene presentato come un prezioso interlocutore impegnato in sofisticate dispute filosofiche. "Creduti morti" che resuscitano e producono terrore, svenimenti e una catena interminabile di equivoci sul tema. Risse, tumulti, scherzi feroci, grotteschi travestimenti, ridicole e improbabili mutazioni di stato. Prodigi di parole che provengono dal nulla, spettacoli di parole che ricalcano, riproducono e distorcono la coda delle parole, visualizzazioni di parole animate, di parole che prendono vita... sono altrettanti esempi di una lista, sommaria e parziale, di casi comici ricavati dallo sterminato campionario di lazzi e invenzioni che gremisce le operine romane del Seicento. Un teatro disseminato di delizie e di minute aggraziate meraviglie comiche che è contrappuntato poi da orrori e atrocità "barbare e crudeli", da macellerie comiche di corpi straziati, cuori cavati, delitti efferati, di lazzi osceni e sanguinari di cui le maschere romane sono protagoniste. Di questo patrimonio sconosciuto e disperso si occupa questo libro che ricostruisce le peculiari modalità di regolarizzazione e stabilizzazione della produzione scenica...
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