L'«ombra» di Fedra, la luminosa. L'archetipo dell'amore-proiezione nella tragedia, fra tensioni dia-boliche e sim-boliche
Nel rovinoso e non corrisposto desiderio amoroso che il personaggio mitico e tragico di Fedra nutre per il figliastro Ippolito, L'«Ombra» di Fedra, la luminosa rintraccia, al famoso crocevia tra letteratura e psicanalisi (e anche tra letteratura, psicanalisi, storia delle religioni, mitografia), un modello d'amore di proiezione sull'"altro" della parte di sé più intima, inconscia, nascosta o negata, l'"Ombra" appunto. Partendo da questo spunto, Paola Pedrazzini conduce il lettore alla ricerca delle radici profonde e misteriose del mythos e dei riti su cui si è generato il mito di Fedra, esplorando i territori del sottotesto mitico greco e risalendo a ritroso fino ai culti minoici per poi concentrarsi sulle modalità secondo le quali mito e culto confluiscono nella tragedia. L'eroina cretese e la storia del suo amore per Ippolito hanno ispirato infatti alcune delle pagine più intense della drammaturgia occidentale e Fedra, come un highlander, ha vissuto decine di vite letterarie attraverso le riscritture del suo mito attuate in ogni tempo e ad ogni latitudine. L'analisi di quattro capolavori, Ippolito di Euripide, Phaidra di Seneca, Phèdre di Racine e Fedra di D'Annunzio, condotta seguendo una doppia prospettiva critica - cronologica prima, quindi sinottica - mette in evidenza l'identità profonda del personaggio tragico e individua uno slittamento semantico connesso all'antinomia tra le visioni dia-boliche o sim-boliche con cui i quattro drammaturghi si sono accostati al mito.
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