Il secondo delitto. Dopo il caso Matteotti, l'altro omicidio «eccellente» che fece tremare il fascismo
Ottobre 1924, nei pressi di Piacenza: un uomo viene trovato con la testa fracassata a bastonate. Negli spasmi dell'agonia tenta di pronunciare il nome dell'assassino, ma non ci riesce. I giornali parlano di delitto passionale, poi di vendetta privata, quasi volessero coprire qualcuno o qualcosa. Infine emerge la pista politica: la vittima, Ercole Lertua, era uno squadrista della "Santa Vandea", una fazione del Partito Nazionale Fascista opposta ai "socialisti in camicia nera" del potentissimo Bernardo Barbiellini Amidei. Le indagini sono affidate a Pilade Lanero, un giudice che non guarda in faccia a nessuno e tira coraggiosamente dritto, come dimostrano gli atti della sua istruttoria, secretati per più di ottant'anni. Il delitto Matteotti, il primo delitto eccellente commesso in quello stesso 1924, mettendo in crisi il Duce consente a Lanero di proseguire le sue indagini, fino ad arrivare al mandante dell'omicidio - un nome scottante, deputato alla Camera e gerarca di primissimo piano - e alla richiesta al Parlamento di un'autorizzazione a procedere nei suoi confronti (caso unico nella storia del Regime). E l'inizio di un incredibile, tesissimo, epico braccio di ferro tra un piccolo giudice di provincia e il vertice del potere mussoliniano. Un braccio di ferro che, dopo innumerevoli colpi di scena degni di un legai thriller, avrà una conclusione sconcertante...
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