Vicini
Un libriccino vegetale e memoriale, questo di Cremonte, dove la minuta osservazione - "alla Sandro Penna", o "alla Giampiero Neri", per intenderci, con debiti verso gli insegnamenti di Zanzotto riguardo l'albero e il "suo, specifico verde" - prevale sul senso lirico delle cose, eppure con "senso percepibile" che intercetta la pancia di chi scrive quanto quella di chi legge. La scelta del fotografo e delle fotografie è stata tutt'altro che semplice, perché il rischio di banalizzare temi così poco surreali sta sempre dietro l'angolo dell'"immagine per il testo", senza lo sforzo di costruzione di una scena più vasta tramite l'adozione di metaimmagini capaci di dilatare il percepito e di consentirne una lettura autenticamente "universale". Cosimo IV° Mancioli offre una parure di immagini che, anche attraverso la sequenza onirica, stanno sulla parola del Cremonte ma, nello stesso istante, "oltre la parola", consentendo di vedere ciò che la parola non raggiunge, donando perciò a questo libriccino la dimensione di un racconto compiuto.
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