Di altri e d'altrove

Di altri e d'altrove

In ogni racconto le misure si sovrappongono, l'attesa si trasforma in spazio "cinque chilometri di tempo per corteggiare una città sfuggente" leggiamo a un certo punto. In più passaggi ricorre la parola tabellina, che è la memoria per eccellenza dell'infanzia e insieme sgomenta e fa da compagna: "L'ascensore non funziona. Lei è il peso dei lamenti che accompagna i condomini per le scale, la mano che silenziosamente afferra i sacchetti della spesa e alleggerisce la vecchiaia degli altri, la cartella dei bambini e le tabelline imparate a memoria mentre l'ultimo piano è ancora lontano (quella del cinque regala solo pochi gradini, facile com'è), "ma no, non si deve disturbare".
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