La figura del seme e il suo compimento

La figura del seme e il suo compimento

L'analisi retorica del testo di Mc 4,1-34 mostra che il discorso parabolico del secondo Vangelo è una sequenza organizzata in modo concentrico. Lo studio sui vari livelli dell'organizzazione del testo evidenzia l'uso tipico marciano del termine "parabola" che corrisponde alla sua origine nell'ebraico, "masal". Infatti, il centro enigmatico del discorso rivela il tono appellativo di ogni parabola: "ascoltate" e "guardate" (4,23-24) come invito alla conversione e a trasformare la vita. Inoltre nel contesto retorico del Vangelo di Marco, il discorso parabolico (Mc 4,1-34) trova il suo equivalente nell'altro grande discorso del capitolo 13,1-37. Se il primo parla dell'immagine del seme, ossia dell'origine, il secondo parla dei segni degli ultimi tempi ossia della fine. Quello che nascosto nell'ascolto della parabola del seme verrà svelato nella visione dei segni degli ultimi tempi. Confrontando questi due discorsi, la figura del seme gettato nella terra trova la sua corrispondenza nella figura del Figlio dell'uomo che viene (Mc 13,26) per donare la sua vita per tutti. Seguendo l'intuizione di P. Beauchamp, l'insegnamento della parabola si realizza nell'insegnamento della passione di Gesù: il compimento della figura del seme è la sua morte che produce molto frutto.
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