Gioannbrerafucarlo. Gianni Brera, secondo me

Gioannbrerafucarlo. Gianni Brera, secondo me

Verso la fine degli anni Sessanta, Andrea Maietti, che, dismesse le ambizioni di diventare giornalista sportivo aveva da poco iniziato la sua lunga militanza di insegnante di scuola - dove, per un trentennio, ha fatto ascoltare ad allievi di più generazioni Shakespeare e Bob Dylan, John Keats e i Fab Four di Liverpool - andò a trovare Gianni Brera nella casa sul lago di Pusiano. Avevano avuto sporadici trascorsi epistolari, ma quella sera era la prima volta che s'incontravano di persona. Al cospetto di un lombardissimo risotto scoprirono di avere molte cose in comune: le radici bassaiole, la devozione per la scrittura, l'osservare e raccontare il mondo dello sport per dire e sentire altro. A dispetto delle difficoltà del "professeur Maietti" a reggere il vino che gli veniva generosamente versato, Giôannbrerafucarlo in uno slancio di ironico ma sincero affetto lo nominò "suo biografo ufficiale", borbottando a tarda sera, tra il fumo del sigaro e quelli della barbera: "Ghè l'han tücc: ghe l'ho minga de vèghel mì?"(ce l'hanno tutti, non dovrei avercelo io?). Da lì nacque un'amicizia che durò fino a quel 19 dicembre del 1992. Oggi, nell'anniversario dei cento anni della nascita di Gianni Brera, grande scrittore di sport della nostra letteratura italiana, Andrea Maietti rende omaggio a quell'amicizia con questo libro. Prefazione di Luigi Sampietro.
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