Ambrogio vescovo. Chiesa e impero nel IV secolo
Figlio di un senatore che aveva rivestito una delle più alte cariche dell'Impero, Ambrogio riunì in sé la qualità del politico brillante e una raffinata cultura educata sui classici greci e latini. Quando, nel 374, venne eletto vescovo di Milano per acclamazione, cercò di sottrarsi all'incarico. Non era avviato alla cariera sacerdotale; non era dedito a speculazioni filosofiche come sant'Agostino, né provato da severe esperienze ascetiche come san Girolamo o san Giovanni Crisostomo; non aveva neppure avvertito il richiamo di una vocazione irresistibile. Nulla lasciava intravedere in lui lo studioso delle scritture, il mistico, il predicatore, il combattivo polemista che si apprestava a diventare.Lidia Storoni Mazzolani identifica magistralmente nel personaggio di Ambrogio l'emblema della transizione dal mondo antico al Medioevo e del graduale declinare dell'impero rispetto alla Chiesa. Con i barbari alle porte, proprio la Chiesa doveva assumersi il compito di guidare la resistenza all'urto che pareva dover travolgere ogni cosa. E forse "fu l'urgere di questo presagio a infondere tanta fermezza in un uomo fragile e indomabile, che fu sacerdote con tutto se stesso, ma rimase sempre un romano."