Ritratto dell'autore da cucciolo

Ritratto dell'autore da cucciolo

Figura tanto isolata quando cardinale della poesia europea del novecento, Dylan Thomas fu anche grandissimo narratore. E, forse, proprio nelle sue prose - in particolar modo nei racconti autobiografici - la sua vena irruente e visionaria ha trovato forme e tempi più distesi e aperti. Rifacendosi alla lezione del "Ritratto dell'artista da giovane" di James Joyce, del quale parafrasa senza irriverenza il titolo, questo "Ritratto" allinea i temi centrali del grande poeta gallese: il mondo mitico dell'infanzia, la pietà e l'angoscia per l'umana vicenda, la terribile meraviglia del mondo, avvolgendosi mirabilmente in un alone di nostalgia smaliziata e ironica. "Nel Galles del 'cucciolo Thomas' - scriveva Vittorini presentando questo capolavoro della letteratura autobiografica -, nella cittadina di Tawe (che è poi la sua Swansea), nelle figurine lievi di questi racconti, non c'è nulla, un odore, il fischio d'una sirena nel porto, il grido d'un gabbiano, un colore, un gesto, una voce, che non arrivi, miracolosamente fissato, fino a noi."
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