Lettere sulla botanica
Negli anni solitari di Motìers e in seguito nell' esilio inglese, Rousseau si dedica all'osservazione del mondo vegetale, spinto da curiosità scientifica e per riempire il vuoto della propria esistenza, ritrovando in essa istanti di vera felicità. In mezzo alle «persecuzioni» degli uomini e della società, la botanica si pone come lo spazio libero e privato che può renderlo "impassibile come Dio", presente a sé solo e alla natura, "ai fiori, alle acque correnti e fluttuanti". Nelle passeggiate solitarie e nella costruzione degli erbari, il filosofo delle "Réveries" scopre la possibilità, con un secolo e mezzo di anticipo su Marcel Proust, di evocare il passato e di fermare "un frammento di tempo allo stato assoluto". E questo tempo ritrovato sembra riportarlo all'io autentico, risvegliarlo all'essere, a un'intensità di vita oziosa e beata. Al contempo, lo studio delle piante diviene la chiave per giungere alla soluzione di alcune questioni filosofiche: dalle capacità della ragione intuitiva al legame tra conoscenza immediata e morale, dall'ordine dell'universo all'esistenza stessa di Dio. Ed è questa ricchezza speculativa ed esistenziale a fare delle lettere e degli scritti sulla botanica un importante contributo alla conoscenza dell'opera e della vita del grande filosofo, oltre che un momento decisivo della storia della botanica.
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