Avida cupiditas. Profili giuridici degli acquedotti romani pubblici nel tardo antico
Uno dei simboli più evidenti della romanizzazione consiste nella realizzazione, le cui tracce sono ancora in parte visibili, di infrastrutture legate alla distribuzione delle acque pubbliche: in particolare sono sopravvissuti i resti di grandiosi acquedotti e quelli, altrettanto mirabili, di molti edifici termali. Le infrastrutture idrauliche non solamente servivano per l'approvvigionamento delle fontane da cui scaturiva acqua potabile per l'uso dei cittadini e della rete di derivazioni private, ma rifornivano in gran quantità bagni pubblici, ninfei e terme, elementi considerati imprescindibili in ogni città romana, dalla Britannia all'Africa, dall'Hispania all'Asia. Scopo della presente ricerca è stato quello di verificare se e quali forme di mutamenti hanno interessato la gestione degli acquedotti pubblici nel tardo antico, a partire dal principio del IV secolo fino al VI secolo d.C., dal punto di vista dell'organizzazione amministrativa, della lotta contro gli abusi totali o parziali, dell'impegno atto a contrastare il degrado delle strutture e a garantire la loro manutenzione costante, delle tipologie di pene comminate in caso di trasgressione delle norme stabilite e del rapporto, sempre difficile e controverso, tra pubblico e privato.
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