Divoratori di pace
Un gioco di specchi quello tra Guia e Alberto, le due voci rimandano l'una all'altra, all'inizio gli aforismi secchi e ironici di Alberto fanno da contrappunto al lirismo di Guia, alla sua melanconica, perenne, accurata confessione di vivere. Poi tutto si trasforma, e Alberto diventa lirico, a volte barocco, lasciando invece a Guia il tratto nitido, la linea sicura come in un haiku giapponese. Poi ancora, un'ennesima metamorfosi e il dialogo diventa un duetto, nessuno commenta, tutto rimanda, risponde, rimbalza e a volte avanza parallelo, come nei duetti di Mozart, con ritornelli che rimandano al ritmo delle due voci in un flusso continuo che incanta. Il gioco di specchi diventa infinito, perché uno specchio guarda l'altro creando un'eco che non si può fermare e le due voci danzano all'unisono, si fondono restando separate, echeggiano una il suono dell'altra.
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