La memoria non ha palpebre
"Ci troviamo di fronte ad una presenza 'rievocata' attraverso la parola poetica e questa rievocazione produce un qui e adesso della persona amata che ha una tradizione che possiamo quasi definire un genere lirico. (...) Strane epigrafi, verrebbe voglia di dire, dove è solo presente in misura ridotta il rimpianto, dove, ecco la sapiente tenerezza di Luciana, la consapevolezza che una felicità vissuta e ricordata ha saputo produrre un.incancellabile condizione, quella della gioia, perché la privazione della persona amata non è riuscita ad ammutolire la poetessa, la lontananza non ha sfocato i contorni di un volto e il tempo vissuto insieme ha predisposto un'altra idea del tempo e permesso, in diversa maniera, altre occasioni 'd'incontro'. Tutto questo ha contribuito alla costruzione di un discorso poetico privo di ogni minima traccia dell.enfasi del lutto (...) la poesia di Luciana Moretto ha saputo attraversare, o meglio, conquistare la terra di nessuno che da sempre esiste tra chi è rimasto e coloro che ci hanno lasciato. Parola ininterrotta, quasi senza punteggiatura, consapevolmente radicata nella poesia di questi anni, tesa alla ricerca di una ragione oltre le avventure che ha attraversato nel secolo appena trascorso." Dalla prefazione di Piero Marelli.
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