Il pane degli addii
"Così viviamo per dir sempre addio" scrive Rilke alla fine dell'ottava Elegia. Per chi si affida alla verità poesia, questo significa che ogni gesto che compiamo non fa che segnare un distacco (il definitivo abbandono di qualcosa che è stato nostro e ci ha nutrito), che ogni parola pronunciata o scritta è sempre un andare oltre la vita che ci è data. Allo stesso tempo, c'è qualcosa di straordinario in tutto questo: le presenze evocate dalla poesia ci fanno scoprire che nulla va perduto. Che persino le cose più insignificanti a cui diciamo addio hanno un valore eterno e ogni attimo della nostra vita è prezioso e indistruttibile. Ritroviamo l'originalità di uno dei poeti pugliesi più conosciuti e apprezzati a livello nazionale, meno incline in questa raccolta a quelle sconfinate ricerche stilistiche che avevano caratterizzato la sua precedente produzione; ci giunge quindi maggiormente composto e determinato nell'analisi di quanto gli deriva da una imprescindibile condizione di ascolto, nonché capace di codificare e interpretare le spinte emozionali in una forma rigorosa e vigorosa.
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