Laogai. L'orrore cinese
L'autore è uno studioso espatriato negli Stati Uniti dopo diciannove anni di reclusione in patria. In questo libro si parla della sua esperienza nei laogai, dove sono rinchiusi uomini strappati ai loro affetti dalle autorità e tenuti lontani dalla vita civile. Un ritratto della Cina contraddittorio e sconcertante: per un verso, il profilo internazionale di un paese che vuole primeggiare economicamente a livello mondiale; per l'altro, la violazione sistematica dei diritti umani compiuta negli oltre mille campi in cui sono rinchiusi milioni di prigionieri, molti dei quali non ne usciranno mai vivi. L'autore lancia un drammatico appello all'Occidente perché impedisca il commercio dei prodotti fabbricati da questi prigionieri segregati e anonimi. L'autore conduce un confronto con altre situazioni simili occorse nel passato recente o lontano, in particolare con i gulag sovietici. A tutt'oggi i laogai proliferano perché quasi sconosciuti al mondo grazie alla censura delle autorità cinesi che coprono tale orribile realtà con il segreto di Stato.
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