Sulla letteratura. Lettere ad Aleksej S. Suvorin
Un giallo letterario ancora irrisolto: nel luglio 1904, Aleksej Sergeevic Suvorin bussa alla casa di Cechov, pochi giorni dopo la sua morte. Non è per esprimere condoglianze alla sorella Marija Pavlovna, ma per riavere tutte le lettere da lui scritte all'amico Anton Pavlovic, del quale era da anni editore, amico, consigliere, confidente, giudice letterario. Poiché il fratello conservava con ordine maniacale la sua corrispondenza, Marija non fatica: gli scritti e i messaggi a Cechov sono facilmente estratti dall'archivio. E distrutti: Suvorin teme che il suo piccolo impero editoriale possa essere minacciato, in tempi politicamente esplosivi, dalla nervosa polizia zarista, per affermazioni libere e poco ortodosse racchiuse nelle lettere a un inerme scrittore di racconti. Così, uno dei più importanti carteggi della letteratura russa moderna, sopravvive a metà. Ma la metà più importante e preziosa. E delle trecentotrentasette lettere di Cechov al suo editore, qui appare una selezione ampia e sceltissima (dal 1886 al 1899), in cui lo scrittore difende il diritto a esprimere liberamente il suo pensiero, e soprattutto racconta il suo mestiere, anzi lo esercita in privato. Non lettere, ma pagine di frammenti cechoviani, - a decine, centinaia -, di abbaglianti inediti. Meravigliosi brandelli di libri non scritti.L'edizione completa delle lettere di Anton Cechov, da cui è stata tratta questa scelta, è stata pubblicata da Giulio Einaudi Editore con il titolo "Epistolario" nel 1960.
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