Una tigre per Malgudi
Quale sarà stata, nell'esistenza precedente, l'identità di Raja, un magnifico esemplare di tigre, che Narayan ha scelto come protagonista e voce narrante di questo romanzo? Non lo sappiamo, ma certo, qualunque creatura fosse, essa deve aver avuto qualche influenza sulla sua vicenda, davvero straordinaria. Raja è stato - giovane maschio spavaldo e crudele - l'incontestato sovrano della giungla. Poi, perduta la femmina e poi i cuccioli, è diventato il terrore dei villaggi, lo sterminatore di greggi, il fantasma terribile di ogni notte. Finché, catturato, è stato introdotto a una nuova fase dell'esistenza, e a un nuovo ruolo: quello di attrazione di un circo. Raja, qui, sperimenterà molti, sorprendenti fenomeni; ma soprattutto conoscerà la violenza degli uomini, quella specialissima violenza - fredda, progettata, compiaciuta, inflessibile - che è tanto diversa, e tanto più "inumana", della sua. Il successivo passaggio ad un set cinematigrafico sarà per la tigre l'incontro con una nuova, mirabile categoria, la modernità: una "gabbia" non meno orribile e non meno grottesca delle altre. Sarà una sanguinosa evasione a liberarlo; ma solo per condurlo a nuove avventure in quel mondo del tutto assurdo che è il mondo degli umani. Lo scrittore indiano, in questo che è uno dei più belli e insieme dei più godibili tra i libri, riserva al suo protagonista una sorte inattesa e fortunata: Raja, strepitoso io narrante del romanzo, sarà raccolto da un sannyasi, un eremita, uno di quei "maestri" che conducono una vita vagabonda e ascetica, e diventerà il suo mite compagno e allievo nella foresta. Con straordinaria naturalezza, e con un umorismo felice cui si alternano pagine di commossa riflessione, Narayan ha creato una convincente voce narrativa, un imprevedibile, efficacissimo punto di vista, un personaggio davvero indimenticabile.