Nello splendore dei gigli
Paterson, New Jersey. Sono gli ultimi giorni della primavera del 1910. Una giovanissima Mary Pickford, diva del muto, sta girando un film in costume: dietro la cinepresa c'è il regista David Griffith. Ma poco lontano da lì, fra le austere pareti della canonica, si è fatta strada nella coscienza del reverendo Clarence Wilmot una dolorosa certezza: Dio non c'è. Per lui, questo significa dover lasciare le proprie funzioni di ministro della chiesa presbiteriana perdendo il suo ruolo sociale in seno alla comunità. Lo aspetta un futuro di incertezza economica, per sè e per la sua famiglia. Vendere porta a porta l'Enciclopedia popolare, una sorta di Britannica in versione economica, non è facile per il colto, umbratile ex pastore. Quando però, d'estate, fa troppo caldo per rimettersi in strada, ad attenderlo c'è la magia a poco prezzo degli spettacoli pomeridiani in un cinema: l'astratta, luminosa bellezza delle attrici della grande epoca del muto, il comico surreale dei fratelli Mèliès, i mutamenti vertiginosi nel destino e nella condizione dei personaggi sollevano, agli occhi di Clarence, "la gonna del mondo apparentemente sicuro, casto e monotono" annunciando il tramonto di un'epoca nella quale il Dio severo della tradizione biblica è stato soppiantato da quella divinità minore, i cui misteri si celebrano nel buio di una sala cinematografica.E' Teddy, il figlio più giovane, a raccogliere l'autentica eredità di Clarence. In lui c'è il rancore per un Dio colpevole di aver abbandonato il padre e in cui, paradossalmente, non crede; e c'è la stessa timidezza di vivere, che lo induce a scegliere quell'esistenza raccolta e sicura, gravitante attorno alla moglie, la placida, zoppa Emily, e ai figli, tra i quali c'è Essie, in arte Alma DeMott, bella, sensuale e versatile diva degli anni cinquanta e sessanta. Quello di Essie è invece il Dio tenero e paterno che ha conosciuto da bambina e che realizzerà il suo più grande sogno di adulta: lavorare accanto a presonalità come [...]
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