Le signore di Pietroburgo
Sono gli anni della rivoluzione, degli scontri tra esercito rosso e Armata Bianca, delle città distrutte e dei villaggi affamati, delle delazioni e dell'odio, il tormentato scenario su cui si muovono le protagoniste di questi due 'petits romans' della Berberova. Condividendo lo stesso destino di donne in fuga, Varvara Ivanovna e la giovane Margarita delle "Signore di Pietroburgo" così come Zoja Andreevna del racconto omonimo, si trovano a intraprendere la loro marcia disperata e solitaria verso un luogo lontano e ancora non ben precisato, in cui si illudono di poter mettere in salvo almeno quel piccolo mondo di consuetudini e di affetti privati che la rivoluzione va sistematicamente annientando alle loro spalle. Ma mentre il pretesto per le prime può ancora essere una semplice vacanza lontano dall'aristocratica Pietroburgo scossa dalle prime insurrezioni popolari, la seconda ha già tragicamente realizzato l'impossibilità del ritorno e la realtà dell'esilio come condizione perenne del suo stesso esistere.La loro è comunque una fuga senza meta e senza speranza parché la storia, dopo averle braccate, le scova infine in quell'angolo sperduto di Russia in cui ciascuna era andata a cercare riparo. E, trovatele, le rimuove, cancellandole moralmente, e fisicamente, distruggendo persino, come nel caso della Ivanovna, ogni traccia del loro passaggio, ogni possibilità di memoria.Grazie al sapiente tratteggio della Berberova, sempre abilissima nel coniugare spunti autobiografici a richiami simbolici, i fili del tessuto narrativo delle due distinte vicende si vanno sottilmente interecciando; e la lettura speculare dei due racconti offre una sorta di sofferto affresco della rivoluzione, un dittico nostalgico e crudele su una Russia tanto amata e irrimediabilmente perduta.
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