Bucanieri
Edith Wharton dedicava particolare attenzione, nella stesura dei suoi romanzi, al titolo e ai nomi dei personaggi, due elementi per lei di non secondaria importanza, destinati a segnare la sorte del libro. In questo ultimo romanzo, che la morte improvvisa le impedì di rivedere e che ora ci viene presentato da Marion Mainwaring dopo un sensibile e discreto lavoro di revisione e integrazione, il titolo dice tutto. "Bucanieri" sono gli americani, in generale, che con le loro ricchezze "nuove" vanno all'assalto dei tesori d'arte e di cultura del vecchio mondo, credendo di potersi così appropiare delle tradizioni che a loro mancano; e, in particolare, sono cinque giovani ragazze americane che, vedendosi respinte dalla buona società di New York (una New York di fine ottocento, in cui lo snobismo delle famiglie più vecchie riesce a superare perfino quello inglese) per il solo fatto che le enormi ricchezze accumulate dai loro padri sono troppo recenti, decidono di partire alla conquista dell'Inghilterra, senza sapere che cosa le aspetta e forti solo della loro bellezza e della loro freschezza, nonchè, com'è ovvio, del denaro dei genitori. Tre elementi che incontrano un successo immediato nel vecchio mondo, dove nobili carichi di titoli, di tradizioni e di debiti, si lasciano facilmente conquistare dalle graziose avventuriere. Intrighi e matrimoni importanti si susseguono a raffica: abile stratega della conquista è la governante italo-inglese di una delle ragazze, Laura Testvalley, discendente di patrioti del Risorgimento (il suo vero nome è Testavaglia) e cugina nientemeno che di Dante Gabriele Rossetti. Decisa, intelligente e acuta osservatrice, rappresenta la voce dell'autrice che, collocandosi 'super partes', non risparmia nè il cinismo opportunista e superficiale del nuovo mondo, nè l'ipocrisia e l'ottuso tradizionalismo del vecchio.
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