Il miscredente
Scritto nel 1908, e pubblicato qui in una versione dall'originale arabo, "Il Miscredente" fa scoprire al lettore un Gibran in cero modo nuovo: legato alla sua terra, radicato in quella particolarissima e complessa geografia religiosa e culturale che è rappresentata dal Libano d'inizio secolo. Figura eroica e umanissima insieme, in cui rivivono temi e motivi del "Folle" e del "Profeta" stesso, il protagonista del romanzo è un miscredente, sì, ma solo agli occhi del potere, delle gerarchie ecclesiastiche, di quei monaci nel cui convento ha creduto invano di trovare l'amore, la bontà, l'attuazione della regola divina. Ribelle, dunque, di fronte all'autorità religiosa, e insieme a quella politica, Halil viene raccolto, mentre giace ferito e affamato, da una povera donna e dalla figlia di lei. Qui, in questa casa che offre un rifugio e un'iniziazione, egli scoprirà i piccoli piaceri di una vita modesta, l'affetto umano, la realtà quotidiana del vivere; ed è su questo terreno che l'autore sembra voler scoprire la vocazione appunto di profeta, di guida, di modello per un popolo, educato però alla scuola degli umani sentimenti, di una concreta esperienza dei bisogni degli umili. E' forse qui il motivo di maggior suggestione di questo singolarissimo libro.
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