Le api di vetro
Una vita futura in cui autorità e tecnologia siano alleate nell'affermare un dominio assoluto sull'uomo: è stato questo uno dei grandi temi letterari nel secolo che volge alla fine; e l'attualità di libri come "1984" e "Il mondo nuovo" è forse nella possibilità, nella probabilità, nel segreto timore che l'avverarsi della predizione sia solo rinviato. Tra i capolavori di questa letteratura "avveniristica" è da collocarsi anche questo romanzo di Junger, il cui titolo rimanda immediatamente, con fredda eleganza, a un mondo di impeccabili, sofisticati automi. Il protagonista del romanzo è cresciuto prima dei grandi conflitti mondiali, in un ambiente dominato dall'ordine e dal diritto, educato in una rigida scuola militare, finché tra guerre e rivoluzioni si ritrova a vivere il crollo del suo mondo e ad assistere al nascere di un nuovo ordine, con le sue minacciose personificazioni. Simbolo della nuova epoca è il grande Zapparoni, fabbricante di perfezionatissimi robot, che comanda indifferentemente, sulla materia meccanica, elaborata sino a diventare quasi umana, e sugli uomini, integrati anch'essi in un meccanismo che, dopo qualche dubbio o connessione iniziale appare semplicemente spietato. Qui nell'incontro con Zapparoni, immagine inquietante e irresistibile di monarca prossimo venturo, è l'apice del viaggio di scoperta - non scevro di pericoli, ma ricco di una straniata ironia - dell'io narrante. E in questa figura potremo forse ritrovare anche tratti familiari, scoprire una realtà più vicina, più sottilmente insidiosa.