La notte di Keplero
Johannes Keplero nacque a Weilderstadt nel 1571. Il padre era un soldato di ventura, la madre una fattucchiera, che raccoglieva erbe e ne ricavava pozioni magiche: un'arte che aveva appreso da una zia, finita sul rogo. E'a questa donna "sottile, di lingua tagliente e di cattiva disposizione" che Keplero deve il suo amore per le stelle. Fu lei, quando il figlio aveva solo sei anni, a condurlo su una collina per fargli ammirare la grande cometa del 1577. Così inizia l'apprendistato del grande scienziato, che dopo aver compiuto le scuole secondarie viene ammesso, nel 1588, all'Università di Tubinga e, dopo due anni, ottiene il diploma di magister artium. Successivamente, Keplero è professore di matematica a Graz, assistente al danese Brahe all'osservatorio di Benatek presso Praga, e infine (nel 1601) successore dello stesso Brahe nella carica di matematico imperiale. Nel frattempo, ha pubblicato il Mysterium cosmographicum e, sotto lo sguardo protettivo di un "angelo malinconico", Copernico (morto nel 1543), ha cominciato ad elaborare quella teoria dei moti planetari che farà di lui il più grande astronomo del Seicento (morirà nel 1630 a Ratisbona), e uno dei più grandi dell'età moderna.Banville ha raccontato la sua vita con una curiosità scientifica assolutamente insolita in un romanziere: non a caso, lo scrittore irlandese ha dedicato un libro a Copernico e uno a Newton. Ma ciò che più stupisce in questo romanzo è l'aderenza alla realtà minuta, la capacità di evocare suoni, colori di un'epoca insieme fosca e fastosa; ciò che ci tocca, pungente, preciso, è l'aspro sapor d'epoca. lo splendore di una carriera, la vibrazione sublime della scoperta, si mescolano qui alle traversie familiari, agli aspetti inevitabilmente torbidi o gretti del "privato", agli appetiti volgari, al continuo assillo del denaro, alle manovre e cautele e paure di un sempre difficile rapporto con i potenti.