Avventure nel commercio delle pelli
Una Londra ribalda, fiabesca, sotterranea: questa è a la città in cui giunge, intrepido, il giovane Samuel Bennet, per compiere la sua bizzarra e incantevole iniziazione alla vita. Bennet, come scrive Vernon Watkins nell'introduzione alle "Avventure nel commercio delle pelli", "era un personaggio che accettava la vita in ogni suo aspetto, come un bambino che fosse divenuto libero e padrone di se stesso. Non avrebbe avuto denaro, effetti personali, bagagli di vestiti; sarebbe stato libero dai pregiudizi della civiltà. E la vita gli si sarebbe fatta incontro. La gente gli si sarebbe fatta incontro, e gli avrebbe portato la vita". Gente strana, molto strana, quella che il giovane Bennet incontra: gente ai margini della vita londinese, gente che vive in case stipate e malconce, che frequenta pub turbolenti, e passa la sera in vivacissimi night-club dove donne affascinanti ammiccano dai tavolini, e dove una rissa può sempre scoppiare. Il viaggio di scoperta e iniziazione di Sam Bennet diventa così una discesa nell'inferno di Londra, che si trasforma a sua volta in commedia grazie all'umorismo, alla fantasia, alla straordinaria verve dello stile. Dylan Thomas definì quest'opera "un misto di Oliver Twist, Piccola Dorrit, Kafka e Beachcomber". Benché sia rimasto incompiuto, "Avventure nel commercio delle pelli" resta un mirabile esempio di moderno racconto picaresco "di città", e uno dei testi in prosa più vitali dello scrittore gallese. Ad esso sono accostate in questo libro, a formare un trittico compatto, altre due ironiche e commoventi avventure giovanili: "Dopo la fiera" e "Seguire la gente".