Una donna scomoda
Mònica è una bambina precoce. A otto anni stabilisce una sua dieta personale; a undici è già stata "marxista, nichilista e nazionalista"; a tredici comincia a fumare. Forse per colpa di una madre anaffettiva e di un padre assente, cresce senza avere amici e si rifugia nello studio e nei libri. Monica sviluppa così una forte depressione che la porta a considerare il mondo con indifferenza e un preoccupante complesso di superiorità. Ma quando all'ultimo anno di liceo cerca di avvicinarsi allo standard delle sue coetanee, l'unica cosa che le riesce è autoannullarsi (mangiare poco, vomitare, fumare di tutto, passare da un ragazzo all'altro). Ha una profonda crisi di nervi e i genitori la soccorrono, come se il loro rapporto funzionasse solo nell'emergenza estrema. Dopo un breve periodo passato in una clinica per recuperare un equilibrio stabile, Mònica si trasferisce a Barcellona per frequentare l'università. Sarà proprio qui che, pur guadagnandosi subito la fama di sociopatica, qualcosa sembrerà cambiare. Entrata nelle grazie di Josep Rius, insegnante di Storia contemporanea, diventa un'ottima ricercatrice e l'amore per Joan, professore di Sociologia, sembra darle una certa stabilità. Fino a quando, complici anche le gelosie dell'ambiente universitario dove tutto è lecito per garantirsi una carriera, quel mondo che crede di avere in pugno le si rivolta contro e Mònica si ritrova a scegliere se affrontarlo o lasciare che tutto le scorra accanto.
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