Scrivere al buio. Maria Nadotti intervista Bell Hooks
Bell come la madre, Rosa Bell Watkins.Hooks come la nonna materna, Bell Blair Hooks. Minuscole, in entrambi i casi, le iniziali. Ma chi si nasconde dietro questo pseudonimo che, a dispetto dei tempi e delle mode, si dichiara tanto ingenuamente o sfacciatamente femminista? Come vive, ama, lotta, lavora l'africana-americana di Hopkinsville, che l'America inquieta e contradditoria di questi anni è arrivata a considerare e a venerare come una delle sue intelletuali più capaci e innovative? Nonostante il colore della sua pelle e il suo sesso. Nonostante la sua refrattarietà a lasciarsi sedurre dal successo e dalle lusinghe del mercato e dell'accademia. Nonostante la sua fedeltà alle grandi questioni che stanno alla radice della sua ricerca intellettuale e politica e dei nostri mali comuni: il sessismo, il razzismo e il loro inestricabile intreccio. Nonostante la sua lucida indisponibilità a sposare la politica dei due tempi e la logica delle priorità che ha segnato tanta parte dei movimenti di liberazione dele donne e dei neri. Tour de force di sintesi teorica e insieme intensa testimonianza privata, "Scrivere al buio" offre finalmente al pubblico italiano la possibilità di scoprire attraverso la sua viva voce l'eclettica pensatrice che ha saputo tener testa a Louis Farrakhan e al suo "milione di uomini in marcia" e farsi amare dal Dalai Lama.
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