La danza delle ombre felici
"Volevo sempre scrivere un grande romanzo, ma pensavo di non essere ancora pronta a farlo, così ho cominciato a scrivere dei racconti," confessa Alice Munro.In effetti la Munro non ha mai abbandonato il genere della 'short story' di cui è riconosciuta maestra, non ha rinunciato alla dimensione apparentemente dimessa di un discorso fatto di tanti frammenti, di spezzoni che è necessario mettere assieme con cura, per ricostruire la vita interiore di un personaggio, la storia di una famiglia, le vicende quotidiane di una comunità.Al centro della trama emerge un io femminile, talvolta narrato in terza persona, che nella verità dei ricordi e nella sovrapposizione del passato e del presente illumina il mondo delle ombre per portare alla luce qualche brandello di verità e di consapevolezza.Ne "La pace di Utrecht", il vuoto lasciato dalla morte della madre, si riverbera sulle due figlie incapaci di raccontarsi i segreti e i fallimenti della vita, "La cartolina" rivela la spregiudicata amarezza della fidanzata tradita, mentre la difficile ricerca di uno spazio autonomo tinge di ironia "Lo studio". "La danza delle ombre felici", un brano musicale tratto dall'"Orfeo" di Gluck, suonata da una povera bambina idiota, il cui nome appropriato è Dolores, riproduce il magico momento in cui Euridice torna alla vita, dà consistenza corporea alle parole della scrittrice, ricrea le memorie di un tempo perduto, e, per il breve respiro di un racconto, riconquistato.
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