Mara

Mara

Viktoria Tokareva, scrittrice russa già nota al pubblico italiano per L'ombrello Giapponese del 1991, rimane con Mara fedele al suo gusto per il racconto, che fin dai primi tempi di Puski fu - ed è tuttora -la spia più sensibile dei mutamenti della società. Mara, nata sotto Stalin, adolescente con Chrusciov, donna fatta all'epoca di Breznev, quindi alle prese con tutti i problemi derivanti della realtà sociale, è soprattuto un carattere universale, una donna moderna e disinibita che sa usare il cervello e, perché no, il corpo per raggiungere gli scopi che si è prefissa. Nella vita desidera due cose: una solida posizione sociale e, possibilmente, l'amore. Per conseguire entrambe, ricorre a mezzi spregiudicati e abbandona affetti sicuri per nuovi incontri, anche se il suo uomo ideale, l'unico che fantastica di incontrare, dovrebbe essere fedele come il mite marito Dimicka, desiderato come il cinico Sasa e onnipotente come il vecchio Mojododyr, burocrate brezneviano, che finché dura il regime, le assicura protezione in ogni sua manora di potere. Crudele, pronto a tutto, vera femme fatale, Mara sprigiona tanta vitalità che il lettore, del tutto preso dalle sue avventure e dalla sua insaziabile sete di vivere, si lascia coinvolgere e in fondo la ammira. Piena di humour, provocatrice ma anche capace di essere seria, poetica e maliziosa, Viktoria Tokareva costruisce una della figure femminili più vive della narrativa russa degli ultimi anni, riuscendo perfino a trasformare la drammatica conclusione di questo lungo racconto in una vittoria, estrema e inattesa, del suo personaggio.
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