Padroni e maestri
"Fai la tua, tesoro," disse Emily. "E' tutta una questione del tempo che ci si dedica. Tutti quei poveri ragazzi che emergono dal seminterrato... Vorrei che Dickens fosse vivo per denunciare ciò che avviene scuole..." A parlare è Emily Herrick, proprietaria col fratello Nicholas di una scuola privata in cui non svolge alcuna funzione preferendo dedicare il suo tempo e la sua perspicacia all'assistenza del fratello scrittore appassionato ma privo di talento. Ad abitare davvero la scuola sono quattro mediocri e presuntuosi docenti e quaranta studenti che, come un coro greco, commentano i vizi e le virtù della classe insegnante.Pungenti, intelligenti, crudeli i dialoghi per cui Ivy Compton-Burnett è giustamente famosa, forniscono anche in Padroni e maestri la sostanza stessa della narrazione, ambientata questa volta in un colleggio e non fra le quattro mura domestiche, luogo prediletto dall'autrice per situare le sue melodrammatiche e perverse trame. Anche la vita di Ivy Compton-Burnett misteriosissima per la sua volontà, trascorse nell'involucro esplosivo della famiglia tra tragedie occultate, affetti un po'eccessivi tra fratelli e sorelle, inspiegabili suicidi e altro.Ma da quella bagarre emotiva lei si difese con una corazza. Ermetica nell'apparenza e nella scrittura, cerimoniosa e rigida nei comportamenti , il tè delle cinque a casa sua era un rito, furibonda nell'immaginario, i suoi romanzi sono anch'essi un rito, una sorta di psicoanalisi cocciuta, senza riserve, senza abbandoni, dei più foschi intrighi. Una specie di lenta vendetta consumata con la sola forza dell'intelligenza e della scrittura.
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