Via delle camelie
"Mi abbandonarono in via delle Camelie accanto al cancello di un giardino...". Cecilia, trovatella, allevata da una coppia di anziani, passa da un uomo all'altro, da una situazione all'altra, in una ricerca continua di affetto vero e di stabilità attraverso gli incontri sbagliati, i non-amori di mantenuta, il ritrovarsi, alla fine, sempre sola. Ma la solitudine che sta attorno e dentro la passione amorosa, non è l'unico tema del romanzo.Piuttosto ansia, affanno e ostinazione costituiscono il nucleo profondo della narrativa della Rodoreda, centrale nel cuore della sue eroine che nel loro quotidiano procedere non riescono però né a vederlo né a comprenderlo. Esse confondono l'aprirsi e il chiudersi delle porte della vita con gli stessi battiti dell'amore. E tuttavia al loro affannarsi assolutamente moderno la Rodoreda offre un rovescio e un controcanto nel sottotono della scrittura, in cui cresce senza enfasi o reticenze e prende forma il muto vivere dei personaggi. Ed è questo doppio ordito di silenzi e parole di movimento e quiete che la rendono un'autrice classica al di sopra dei tempi e delle mode e che gettano sul piccolo mondo in cui si dibattono anche i più saggi e sereni dei suoi personaggi, una luce antica. Un soffio di eternità plana allora sulla prosa della Rodoreda e la sua narrativa ne guadagna un significato ultimo e profondo.Ed è perfetto, singolare e bellissimo il cerchio che rinserra inizio e fine di Via delle Camelie che si apre e si chiude sui profumi della notte, sulle ombre e sul segreto mai svelato. In nome di quella pace e di quell'abbandono che il ritmo della vita cerca di distruggere tutti i giorni e in tutti i modi e che la scrittura straordinaria dell'autrice restituisce.
Momentaneamente non ordinabile