Quaderni in ottavo
" ... inviterei a una grata simpatia per quest'uomo straordinario: il quale, se non dà troppa confidenza a nessuno, però non chiude mai la porta della sua intimità e, anche a costo di torturarci, è sempre disposto a dar adito fin negli angoletti più riposti e scabrosi del suo cuore. Lo fa nei "Diari", giorno dopo giorno; lo fa nelle "Lettere". Ma insieme (o soprattutto?) scrive messaggi a se stesso e a noi: perché sa di dover sviscerare e poi comunicare al mondo una serie di segreti tenebrosi ma anche lucentissimi che giacciono in fondo a lui stesso. Ciò lo fa anche in questi "Quaderni in ottavo" stesi tra il 1917 e il 1919, poco prima di scrivere quel lungo documento rivelatore che è la "Lettera al padre". (...) Il lettore si abitui subito al fatto che Kafka è, insieme, saggista e narratore, filosofo e poeta: di particolarissima qualità e temperatura, ma di costante coabitazione e, spesso, di una fusione totale. Se ciò vale meno per taluni scritti, dove il versante narrativo o quello speculativo è di assoluta preminenza (mai però a un punto tale da escludere del tutto la presenza dell'altro elemento complementare), nei "Quaderni in ottavo" questo doppio registro è caratteristica continuativa e determinante, anche se in certe parti (o in interi quaderni) prevale ora la nota "favolosa" ora quella raziocinante". (Dalla postfazione di Italo Alighiero Chiusano)
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