Le baccanti

Le baccanti

Il coro delle baccanti della Lidia danza la follia con la quale Dioniso ha colpito le donne di Tebe. Essere possedute significa essere possedute da dio. La danza sacrale e il sacro eros sono preghiere del corpo. La danza, ritmata dai tamburi e punteggiata dai gemiti dei flauti e dai toni acuti dei pifferi, porta a un'esaltazione sacra. Quando, al culmine della tragedia, il messaggero racconta del corpo dilaniato di Penteo, la danza diventa spasmo. Il coro delle "Baccanti", come in un rito iniziatico, scopre il 'tremendum', la "rivelazione quasi simultanea del sacro, della morte e della sessualità". Nessun'altra delle tragedie greche superstiti è permeata d'immagini religiose come questa. Un attimo prima dello 'sparagmos', i pendii del Citerone sgorgano latte e vino, scorre acqua dalle rocce, colano fiumi di miele dai bastoncini ornati d'alloro. [...] E' una delle pochissime tragedie nelle quali un miracolo è parte integrante dell'azione scenica. La terra trema, crolla un'ala del palazzo reale, cadono i ceppi dalle mani di Dioniso. Nelle Baccanti non viene messo in moto soltanto l'apparato mitologico. In nessuna altra tragedia, tranne forse il "Prometeo" di Eschilo, le immagini evocate sono così vicine agli archetipi religiosi fondamentali. (Dallo scritto di Jan Kott)
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