Corso di filosofia in sei ore e un quarto
"Il corso di filosofia in sei ore e un quarto" risulta una rivisitazione personalissima dei pensatori che hanno dato vita alla filosofia del nostro secolo, ed è la chiave per rileggere l'intera opera narrativa, teatrale, diaristica di Gombrowicz. La filosofia infatti fu la sua passione dominante: "realmente amava parlare soltanto di filosofia" ricorda il poeta Czeslaw Milosz. Quello di Gombrowicz è uno stile di pensiero non sistematico, fatto di fulminee illuminazioni, di intuizioni appena tematizzate, sempre legate alla concretezza della vita, alla condizione disperante dell'uomo. Lo scrittore polacco rivendica un sapere scientifico: il sapere del molteplice, e del contraddittorio, irriducibile a una dimensione filosofica in senso accademico, a un sistema compiuto. La filosofia contemporanea è invece divenuta, per lui, gioco di forme, sistematizzazione vuota, astratta. L'ironia, la critica iconoclastica, è dunque la caratteristica dell'approccio di Gombrowicz alla filosofia, e questo è il tono che attraversa il "Corso di filosofia in sei ore e un quarto" ("Il quarto d'ora lo dedico al marxismo"). Nell'ottobre 1966, in una delle ultime pagine del "Diario" pubblicate in vita, Gombrowicz espresse, con sarcasmo e amarezza, quella che probabilmente sarebbe stata la conclusione del suo "Corso", se la morte non l'avesse colto: "Il problema principale dei nostri tempi, che domina tutta la filosofia occidentale, è che un pensiero quanto più è intelligente, tanto più è stupido".Con uno scritto di Francesco M. Cataluccio
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