Scapa travaj che mi i rivo. Detti e proverbi della civiltà contadina piemontese

Scapa travaj che mi i rivo. Detti e proverbi della civiltà contadina piemontese

Da dove vengono espressioni antiche, ma ancora vive nelle parlate piemontesi, come Avèj n'aptit da sonador, Avèj él nodar al cussin, Busiard come un gavadent, lj preive a l'han set man pér pijé e un-a pér dé, Él mércant ch'a sà nen dì 'd busìe, ch'a sara botega, Plandron come co' l'aso ch'a sudava mach a védde bast? O ancora: qual è l'origine, quale il significato di perle di saggezza come A la prima, tut lòn ch'a buta fòra testa a va bin pér fé dé mnestra, S'a pieuv a l'Assension pro 'd paja e pòch id baron, Chi ch'ambotija 'd lun-a neuva, lòn ch'a treuva a treuva? Saggi, a volte malinconici, a volte ironici e spietati: i proverbi e i modi di dire provenienti dall'antico e in gran parte scomparso mondo del lavoro delle campagne piemontesi costituiscono un'inesauribile miniera di sapere tradizionale che ancora oggi popola e rende unica la nostra lingua. Questo libro ne raccoglie alcune centinaia, li traduce e ne svela significati e origini. Ne emerge un mondo fatto di sudore e di pelandroni, di furbi e di onesti, un formicaio di persone e situazioni che anche oggi sanno darci un quadro delle differenze delle società passate, presenti e future. Un libro straordinario, divertente ma serio, popolare ma colto. Uno strumento originale per andare alla scoperta della nostra identità popolare. E ricordate: A val é d pì na fètta 'd polenta mangia an tranquilità che un bon disné da anrabià...
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