Mosè o la Cina. Quando l'idea di Dio non si sviluppa
"Quale dei due è più credibile, Mosè o la Cina?", chiedeva Pascal. In questo "Saggio d'interculturalità", François Jullien esorta a uscire dall'antico conflitto tra ragione e fede, per guardare alla nozione di Dio dall'esterno, dall'Altrove cinese dove tale nozione non ha fatto presa, ben presto assorbita dal Cielo-Natura. L'immagine di una realtà scandita dal succedersi armonioso di fasi, sul modello dell'alternarsi delle stagioni, e regolata dalla logica interna della Via, il Tao, non ha aperto in Cina l'interrogazione sull'origine da cui muove la nostra filosofia, non ha reso necessario il ricorso a un Agente trascendente. La Cina non ha sviluppato il momento religioso della coscienza che si rivolge nella preghiera a un Dio personale, si è affidata alla dimensione rituale, legata al culto degli antenati. Ora che Dio "muore", non per l'ateismo che lo nega, ma per l'indifferenza nella quale la sua idea è caduta, possiamo meglio comprendere quale risorsa essa abbia rappresentato per l'Europa e cosa possiamo ancora trarrne. Forse è giunto il tempo, suggerisce Jullien, di ripensare ciò che è stato attribuito a Dio per riportarlo al vivere, per vedere in un incontro, uno sguardo, un momento d'intimità quel che incrina d'infinito la comune misura dei giorni.
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