Il crocifisso del poeta
Paradosso, scandalo, follia, ignominia, obbrobrio: tale apparve fin dall'inizio, nelle parole degli stessi testimoni e scrittori cristiani, la crocifissione. Se già il mondo pagano poteva concepire la manifestazione terrena della divinità, solo con il cristianesimo si afferma, prepotentemente, e in modo assolutamente nuovo, l'idea sorprendente di un Dio che si fa Uomo anche e proprio nel dolore, nella sofferenza, nell'umiliazione, nell'ingiustizia subita, per redimere l'umanità stessa dal peccato. Quest'opera di Jammes, ora tradotta in italiano per la prima volta, insiste proprio su tale aspetto: un Cristo umano, umiliato, sofferente, e proprio per questo vicino e compartecipe alle sofferenze che da sempre attanagliano l'uomo e il creato. La croce, simbolo universale tanto del dolore e della tortura, quanto dell'elevazione al cielo, dell'aspirazione spirituale, è, in quest'opera, anche emblema cosmico, Albero del Mondo, asse che innerva e sostiene il cosmo, e congiunge verticalmente la terra al cielo, la natura allo spirito. Proprio per questo, Jammes vede nella croce una speranza: quella di poter redimere il mondo moderno dalla deriva morale, dalla perdita di punti di riferimento, dalla cecità della violenza e dell'ingiustizia, facendogli ritrovare, proprio ai piedi della croce, il suo "centro di gravità". Prefazione di Matteo Veronesi. In appendice "Preghiera per andare in Paradiso con gli asini" e "Rosario". Con una nota di Giancarlo Pontiggia.
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