Brunelleschi mago
Basta leggere questo saggio per capire in quale chiave l'architetto della Chiesa sull'Autostrada si ponga rispetto alla storia e alla funzione dell'architettura nella società. Lo fa in presa diretta, sottraendosi a qualsiasi filtro di segno accademico. Porta alla luce l'anticlassicismo di Brunelleschi, quasi lo fiuta, meglio di tanti critici. Michelucci, intriso di cultura umanistica, sente che col Rinascimento canonizzato, Brunelleschi non c'entra nulla. E dichiara di detestare Palazzo Strozzi, perché rappresenta la negazione delle conquiste liberatrici espresse nelle fabbriche brunelleschiane. Rifiuta le città ideali prefigurate dagli artisti rinascimentali, perché sono asociali, oggetti privati dei ceti dominanti, antitesi del concetto stesso di città. Il rapporto di Michelucci con la storia è, dunque, dinamico, e mira a una libertà senza soggezioni verso il passato. Qual è, infine, il metro con cui valutare l'architettura? E presto detto: "Nonostante l'infinita varietà, gli spazi possibili appartengono sostanzialmente a due categorie: quella dello spazio che vincola e quella dello spazio che libera". A monte c'è una questione etica che va "oltre l'architettura" (per citare Edoardo Persico): quando lo spazio vincola, è contro l'uomo, ma quando è "spazio vivente", libera e si rivela davvero democratico. Prefazione di Paolo Portoghesi. Postfazione di Corrado MArcetti.
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