L'esatta fantasia. Mente, memoria, narrazione
La cultura è quel che resta nella memoria quando si è dimenticato tutto: la fortuna di questa formula di Ernst Renan è messa alla prova da questo studio, che si occupa di evidenziare quanto memoria e oblio giochino entrambi un ruolo decisivo nella costruzione della cultura, nella sua conservazione e trasmissione. Il termine stesso "cultura" è talmente logoro nella sua quotidiana spendibilità, da richiedere, per avere un valore scientifico, sia un approccio sufficientemente "adulto" e disincantato, sia una disponibilità quasi avventata all'incontro con l'altro. Per questo il libro è diviso nettamente in due parti: la prima, di carattere più teorico, mostra i quadri di riferimento propri della mitologia, di una "scienza di ciò che non c'è", la scienza che tocca gli estremi dell'arte e della fede, dell'ideologia e della passione; la seconda invece delinea il profilo di un incontro etnografico piuttosto inusuale, sia per la scelta del campo (la Bucovina romena), sia per il tipo di approccio storico, etnologico e filosofico che propone, chiamando a testimoni i mostri delle tradizioni arcaiche, i drammi delle dittature, ma anche la grande poesia di Paul Celan. E le contraddizioni della modernità emergono, così, in tutta la loro portata e attualità.
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