La parte muta. Incompiuto e frammento allo specchio dell'arte
Dopo "Il secondo sguardo", dedicato al tema della copia e del doppio, e "La mano nascosta", che indagava l'assenza di firma nell'arte dei secoli precedenti la modernità, Massimo Pulini chiude la sua "Trilogia dell'assenza" con un libro che scruta uno dei grandi temi aperti della nostra epoca: il non finito. Perché subiamo il fascino dell'incompiutezza? E sempre stato così, oppure è un frutto dell'attrazione romantica per il frammento antico? In una forma, ormai tipica della scrittura di Pulini, dove la materia artistica si scioglie nel crogiolo della scrittura narrativa e creativa, i vari capitoli di questo libro mettono a confronto il non finito artistico con l'idea della rovina, con l'interruzione volontaria del processo creativo e le mutilazioni con cui un'opera giunge a noi. Partendo dalla suggestione di un sogno che si svolge dentro le cave di Carrara, nel quale tutte le statue prodotte dagli artisti sembrano ritornare e sommarsi dando vita alla montagna originaria, lo storico dell'arte cattura le voci misteriose di presenze che si sono materializzate nella scultura ma anche nella pittura. Un viaggio tra le reliquie di prodigiose memorie. Da Michelangelo a Reni, da Turner a Camille Claudel, fino all'escavazione del tronco di Giuseppe Penone, che fa rivivere l'antico modello concettuale della scultura come "levare" ricollegandosi e chiudendo idealmente il cerchio aperto da Michelangelo.
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